QUELLA VOLTA IN CUI HO AVUTO PAURA – DAL DIARIO DI ANNA

Mercoledì, 27 Febbraio, 2019 - 17:08

L’episodio che sto per raccontare non descrive di certo la volta in cui ho avuto più paura in assoluto, ma solo una volta in cui ne ho avuta tanta, o almeno abbastanza da ricordarmela. Quel giorno ero in vacanza a Parigi con la mia famiglia e stavamo camminando verso un museo di cui non ricordo il nome. Avevo sette anni, ma mi ricordo molto bene di essermi fermata a fissare una vetrina di un negozio di scarpe e, senza staccare gli occhi dal vetro, chiesi a mia madre un’ opinione su un paio di scarpe parecchio strane.

Non arrivò una risposta e io, già spazientita, mi girano e quasi urlando dissi: ” Mamma mi puoi rispondere?”. Certo, avrebbe anche potuto rispondere se davanti a me non ci fosse stato solo un viavai di persone sconosciute e oltretutto francesi, mentre della mia famiglia non c’era neanche l’ombra. Provai ad alzarmi sulle punte e a guardare oltre quella folla di gente, ma non riconoscevo nessuno dei volti che incontravo. Speravo mi avessero aspettato magari alla fine del corso, ma non erano neanche lì. Ovviamente fui presa dal panico, anche perché, a sette anni il telefono non lo hai ancora e il francese per me era uguale al russo. Scoppiai a piangere e, non so per quale motivo, mi aggrappai al braccio di una signora che portava il suo cane a spasso, che spalancò gli occhi e mi guardò perplessa.

Me la ricordo molto bene: era abbastanza anziana, con gli occhi troppo chiari, al limite dell’importante, e indossava un cappotto fucsia piuttosto appariscente. L’espressione del suo viso, però, era dolce, quasi come quella delle nonne. Non capiva nulla di quello che dicevo, o meglio, urlavo, ma capì subito che avevo bisogno di aiuto e così mi diede il suo telefono per chiamare mia madre.

Per fortuna ricordavo a memoria il suo numero, e dopo avermi risposto cercò subito di capire dove mi trovassi. Dopo qualche difficoltà dovuta alle mie indicazioni senza senso, riuscirono finalmente a trovarmi e appena vidi mia madre le saltai addosso piangendo. Se ci ripenso adesso quasi mi vergogno della mia reazione, anche perché tutte le persone che mi passavano vicino mi guardavano in modo molto confuso, ma io neanche me ne accorgevo perché mi ero spaventata troppo per rendermi conto che avevo gli occhi di tutti puntati su di me.

Anna – Liceo Gobetti

Relazione Progetto

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