«Romeo e Giulietta – scrive Gabriele Vacis – è una delle storie più popolari dell’Occidente. È stata narrata infinite volte, perché racconta qualcosa di essenziale: le fasi dell’innamoramento. Certo nella storia di Romeo e Giulietta ci sono molti altri temi archetipici, per esempio il sacrificio dei giovani che sana i conflitti degli adulti, ma la ragione per cui questa storia è stata raccontata così tante volte è che si tratta di un catalogo delle fasi dell’innamoramento. E cambiano i tempi, le condizioni di vita e le tecnologie, ma l’innamoramento rimane sempre quello, in tutti i suoi passaggi che Shakespeare ha catalogato una volta per tutte in Romeo e Giulietta. All’inizio Romeo non è innamorato di Giulietta, è innamorato di Rosalina. Shakespeare non mette mai in scena Rosalina, non ce la fa vedere. Rosalina forse non esiste neanche, quello che esiste è la prima fase dell’innamoramento, la fase della scoperta, quel momento in cui non ci si innamora di una persona in particolare, ci si innamora dell’amore. C’è una scena di un bel film di qualche anno fa che racconta esattamente questo momento, “Stand by me”, tratto da un racconto di Stephen King: un gruppo di ragazzini, amici per la pelle, come si può essere amici a dodici anni, viaggiano a piedi per due giorni nella campagna americana, stanno andando a vedere un cadavere, alla fine lo trovano, ma questo non è così importante, quello che conta è il viaggio… Quei due giorni da soli loro quattro, e soprattutto quelle due notti da soli a parlare di tutte quelle cose di cui si parla prima di scoprire che esistono le ragazze: baseball… professori… Ma se Topolino è un topo e Pluto un cane: Pippo che cos’è?… Ecco: la prima fase di Romeo e Giulietta racconta la scoperta delle ragazze. Per questo Rosalina non si vede mai, perché non è una ragazza, è tutte le ragazze. Poi si vede una sola ragazza, seconda fase dell’innamoramento: essa insegna alle torce come splendere… È lei! La terza fase è l’avvicinamento, la quarta il riconoscimento, la quinta la dichiarazione… Romeo e Giulietta è un catalogo delle fasi dell’innamoramento e Shakespeare le fissa per sempre come un entomologo che spillona i suoi insetti per osservarli, con la spietatezza e il cinismo che richiede l’analisi ma anche con la compassione, la partecipazione emotiva della narrazione».